Non può esistere la fantasia senza un briciolo di realtà; non può esistere la realtà senza un pizzico di fantasia. È quel briciolo che dà sostanza, è quel pizzico che dà sapore.
Mondo Primario e Mondo Secondario (o Feeria), così Tolkien chiama, rispettivamente, la Realtà e la Fantasia.
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La Fantasia in Tolkien Tra Mondo Primario e Secondario
Prima di sviscerare il concetto di Fantasia in Tolkien, poniamo l’attenzione sul fatto che Il Professore fa una premessa, dedicando un paragrafo ai bambini, e sottolineando che essi, nella loro purezza, hanno un’incorrotta credulità nei confronti di ciò che viene narrato nelle fiabe. Il termine, usato da Andrew Lang, scrittore di fiabe, e riportato in Albero e Foglia, è inteso, spiega Tolkien, come credenza che una cosa esiste o può accadere nel mondo primario (realtà). A partire da ciò, l’autore parla di uno stato d’animo chiamato volontaria sospensione dell’incredulità, inteso come una consapevole e temporanea volontà di credere che ciò che accade nel mondo secondario sia vero. Tolkien specifica che questa Credenza, appartiene solo al mondo secondario, – infatti la chiama Credenza secondaria – al mondo della fantasia, nel senso che concorda con le leggi che vi vigono, e non con le leggi del mondo reale. La sospensione dell’incredulità va applicata nel mondo Primario per accedere a quello Secondario, poiché, nel momento esatto in cui l’incredulità si manifesta, l’incantesimo è rotto, perché siamo tornati nella realtà. Per definire la capacità di generare un Mondo Secondario nel quale possono entrare sia l’artefice, sia lo spettatore, Tolkien sceglie la parola Incantesimo, non Magia, la quale, invece, produce, o finge di produrre, un’alterazione del Mondo Primario… Essa, al contrario dell’Incantesimo, non è un’arte, ma una tecnica che aspira al potere in questo mondo (primario), al dominio di cose e volontà.
D’altronde, il termine incantesimo in inglese si dice “spell“, che vuol dire, come spiega Tolkien, sia vicenda narrata sia una formula di potere su uomini viventi. Oggi viene usata soprattutto per scrivere o pronunciare una parola, lettera per lettera. In ogni caso, spell è legata sia a parola, sia ad incantesimo, perché è attraverso le parole, le formule magiche, che si verifica un incantesimo.
Tramite altre forme di arte, invece, come la pittura o il teatro, si corre il rischio di scontrarsi con l’incredulità, tipica del mondo primario (reale), in quanto, il tentativo di rendere visibile ciò che è stato generato con l’immaginazione, molto spesso risulta distorto, venendo privato della sua purezza, proprio perché viene trasformato in qualcosa di materiale, reale, appunto. Con la narrativa, con le parole, invece, ciò che è stato creato nel Mondo Secondario, rimane in tale mondo, rimane immaginazione.
Per questo, costruire un Mondo Secondario dentro il quale il sole verde risulti credibile, imponendo Credenza Secondaria, richiede fatica e riflessione… Pochi si cimentano in compiti così ardui… In poche parole, occorre rompere gli schemi per accedere alla fantasia, altrimenti si rischia di rimanere intrappolati nella realtà.
Collegamenti con altre opere fantasy
Un altro famoso autore sostiene che «Tutti i bambini crescono, tranne uno». Sì, parliamo di Peter Pan di James Matthew Barrie. Lui e la sua Isola che non c’è rappresentano la fantasia, il Mondo Secondario, il Reame di Feeria, mentre Wendy e i suoi fratelli, fanno parte del Mondo Primario, la realtà. Analizziamone alcune aspetti.
– Peter che si intrufola nella camera di Wendy, in cerca della sua ombra, rappresenta la nascita della fantasia nella mente di un bambino. L’ombra costituisce la prima forma di fantasia ‘visibile’ anche se, in quanto ombra, indefinibile.
– Le parti si invertono: se per prima la fantasia (Peter) va a far visita alla realtà (Wendy), adesso è quest’ultima che si reca dalla prima.
– Chi conosce la storia di Peter Pan è solito associare, erroneamente, questo personaggio solo a quello di Wendy, la primogenita dei signori Darling. Erroneamente perché Peter, in realtà, non ha a che fare solo con lei, ma anche con altre bambine delle generazioni future. E ogni bambina, negli anni, vola con lui sull’Isola che non c’è e va a fare da mamma ai bimbi sperduti e a Peter. La signora Darling è una di queste, poi, sarà la volta della figlia Wendy, e della figlia di questa, e così via. E ognuna di loro ha certamente qualcosa che attrae Peter: ognuna di loro è una possibile futura madre che, in quanto tale, non partorisce solo altri esseri umani, ma storie. Ogni essere umano, infatti, è una storia partorita da una donna, la quale è, quindi, creatività fatta persona.
– Peter (la fantasia), di tanto in tanto torna sulla Terra (la realtà), ne sente l’esigenza. Ha necessità di sentirne l’essenza, come quella di un profumo da portarsi dietro per un po’, per nutrirsene. Lui ha scelto di restare bambino per dare l’esempio a tutti, perché, come dice Tolkien, colui che vuole entrare nel Reame di Feeria deve avere il cuore di un fanciullo. E per volare verso l’Isola che non occorre restare bambini. E finché restano tali, aggiunge Barrie, finché “saranno spensierati, innocenti e senza cuore” sapranno sempre come si fa a spiccare il volo. Senza cuore qui non va inteso nel senso che siamo soliti dare a tale frase, ma come leggerezza d’animo, tipica dei bambini.
Ed eccone la conferma da un altro grande autore, Michael Ende. Il bambino che sono stato vive ancora oggi dentro di me; crescendo, non si è scavata alcuna voragine che me ne separa… Per questo bambino in me e in tutti noi, io racconto le mie storie, altrimenti, perché vale la pena fare qualsiasi cosa?
La Fantasia in Tolkien è un diritto umano, come scrive l’autore. Creiamo alla nostra misura e nel nostro modo derivativo, perché siamo stati creati. E non soltanto creati, ma fatti a immagine e somiglianza di un Creatore. Ecco cos’è la Fantasia, quest’arte subcreativa che combina strani giochi con il mondo e con tutto ciò che è in uso, congegnando sostantivi e ridistribuendo aggettivi.
I messaggi che ci arrivano sono chiari. Epoche diverse, ma stesso pensiero.
Di seguito alcuni estratti derivati dal pensiero di Tolkien e di M. Ende:
L’uomo, il Subcretore, questa riflessa Luce,
passando per il quale dal Bianco si produce
di colui una gamma, senza fine in viventi
forme commisti e cambiati tra le menti…
… Era il nostro diritto che non è decaduto:
creiamo nella legge che tali ci ha voluto.
(Albero e Foglia, J.R.R. Tolkien).
Fin dall’inizio venne loro data
quella stupenda facoltà creatrice,
per cui da sempre essi hanno portata
nuova vita all’Infanta Imperatrice.
(La Storia Infinita, M. Ende)
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