Lo specchio è da sempre uno degli oggetti simbolici più affascinanti e misteriosi nella letteratura fantasy. Dietro la sua superficie lucida e ingannevole si nascondono segreti, visioni, passaggi verso altri mondi o riflessi di verità che i protagonisti spesso temono di affrontare. Da Tolkien (di cui proponiamo un archivio completo dei libri) a Lewis Carroll, da J.K. Rowling a Michael Ende, lo specchio assume ruoli molteplici e cruciali: talvolta porta verso dimensioni nascoste, altre volte svela desideri profondi, o ancora riflette le paure più intime e oscure dell’animo umano. In questo articolo esploreremo il concetto e il significato dello specchio attraverso i romanzi fantasy più celebri, analizzandone il simbolismo, le implicazioni filosofiche e narrative, scoprendo perché questo semplice oggetto domestico riesca a incarnare così efficacemente magia, introspezione e mistero.

Lo Specchio in L.Carrol, Ende, Tolkien e Rowling
Riflettere, è questo ciò che fa uno specchio, ma è anche prerogativa dell’essere umano. Ognuno dei due, dunque, riflette a modo suo. L’uno riproduce in maniera perfetta immagini di ciò che vi si pone innanzi. L’altro, sulla base di ciò che gli si pone di fronte, crea, attraverso la mente, immagini, parole, suoni, calcoli, luoghi, mondi… Ma, cos’è che differenzia e cosa accomuna lo specchio di Carrol con lo specchio di Ende e con quello di Tolkien e Rowling? Alice, Atreyu, Galadriel, Harry Potter i protagonisti. La prima lo attraversa, il secondo vede riflessa l’immagine di un altro sulla sua superficie, la terza invita altri a guardarlo, il quarto si trova innanzi all’immagine di persone morte a lui care.
Lo specchio nel Fantasy di Carroll
Alice è incuriosita dal fatto che il suo specchio rifletta l’immagine di una stanza identica alla sua, ma sviluppata al contrario. Vorrebbe scoprire se dall’altra parte, al di là dello specchio, la stanza sia effettivamente come quella di casa sua, oppure se nasconda qualcosa di diverso. Così, decide di attraversarlo e in effetti il mondo che sta al di là di esso non è proprio uguale al suo. È tutto al contrario. Una rappresentazione del vivere a ritroso. Le parole sono al contrario, ma lo sono anche i ragionamenti dei personaggi che vivono oltre lo specchio, le loro riflessioni, appunto.
Lo specchio riflette (su) un mondo al di là di esso, che è il contrario di quello che sta al di qua. Una realtà onirica tutt’altro che intesa nella sua accezione positiva. Sogno, infatti, nel caso di Alice è la realtà parallela di cui facciamo esperienza quando chiudiamo gli occhi. E non sempre è una bella realtà, anzi, raramente lo è. Alice nel suo sogno viene spesso criticata, viene considerata poco intelligente, goffa, priva di grazia nei movimenti. In alcuni casi, persino mostro, perché in quel mondo lei non è riconosciuta e a fatica viene accettata. «Chi sei?», le chiede il bruco, e lei stessa spesso se lo chiede. «Questa mattina, quando mi sono alzata, ero sempre la stessa? Mi pare quasi di ricordare che mi sentivo un po’ diversa. Ma se non sono la stessa, allora la domanda è: chi mai sono io? Ah, questo è il problema!». E in altre occasioni ancora, Alice affermerà di non essere la stessa della mattina. «Credo di esser cambiata molte volte da allora». O rispetto al giorno prima. «È inutile andare a ieri, perché ieri ero un’altra persona».
Quando entra nel giardino dei fiori, questi ultimi cercano in tutti i modi di identificarla come uno di essi, e Humpty Dumpty le chiede quale sia il significato del suo nome. All’interno della realtà parallela del sogno, c’è una ricerca costante di un’identità. Eppure, se vogliamo, il mondo al di là dello specchio altro non è che una prospettiva diversa da cui guardare il mondo che sta di qua, che è ciò che accade quando ci guardiamo allo specchio. Lo facciamo ogni giorno, più di una volta, e sappiamo, anche se non vogliamo ammetterlo, che la persona che vediamo riflessa non è più quella di ieri.
Lo Specchio in Ende
Ci sono tre porte in Fantasia: La Porta del Grande Enigma, la Porta dello Specchio Magico e la Porta senza Chiave. È Enghivuc, una strana creatura che da anni studia le tre porte, osservando la gente che passa di lì, a spiegare ad Atreyu come attraversarle. Ovviamente, le sue sono solo supposizioni, in quanto il personaggio non ne ha mai fatto esperienza personalmente. Solo dopo aver varcato una porta si può accedere all’altra e così via. Quindi, si arriva alla porta dello Specchio Magico solo dopo aver oltrepassato quella del Grande Enigma, cosa tutt’altro che facile. «Dove eravamo rimasti?» domandò Enghivuc. «Alla Porta del Grande Enigma», gli rammentò Atreiu. «Giusto! Supponiamo che tu sia riuscito a passarci. Allora, e solo allora, esisterà per te la seconda parte. La Porta dello Specchio Magico. Come ti ho già spiegato, su questa non ti posso dir nulla per diretta osservazione, ma soltanto riferirti ciò che ho saputo da altri. Questa seconda porta è sia aperta, sia chiusa. Pazzesco, vero, a dirlo così? Forse è meglio dire che non è né aperta né chiusa. Anche se con questo la cosa non diventa meno pazzesca. Insomma: si tratta di un enorme specchio o qualcosa di simile, anche se non è né di vetro, né di metallo…».
Enghivuc prosegue spiegando che la porta funziona come uno specchio: ognuno vede la propria immagine riflessa su di esso. Eppure, non si tratta di un comune specchio, poiché chi vi si trova innanzi non vede riflesso il proprio aspetto esteriore, ma il proprio io interiore come è in realtà. Chi vuole passare deve, tanto per intenderci, entrare in se stesso. Cosa tutt’altro che semplice. Alcuni che si sentivano sicuri di sé, quando si sono ritrovati davanti allo specchio e hanno visto l’immagine della propria essenza, ne sono rimasti talmente inorriditi da fuggire via. E addirittura altri sono stati sottoposti a specifiche cure per potersi riprendere dallo choc. Fatto sta che la reazione cambia in base alla persona. C’è chi ha più coraggio, chi meno.
Anche qui, come per Alice, lo specchio riflette la realtà interiore dell’essere umano. Nel mondo di Carroll essa viene osservata e vissuta nel suo continuo divenire da un’altra prospettiva, quella del contrario, dell’inverso, con le distorsioni che ciò comporta. In Ende, invece, ci si trova faccia a faccia con se stessi. In questo caso, la vista della propria immagine interiore può portare alla fuga o all’accettazione.
Lo Specchio in Rowling
Harry si trova innanzi ad un grande specchio. Sopra c’è una scritta: Emarb eutel amosi vout linon ortsom. (Nell’originale inglese: erised stra ehru oyt ube cafru oyt on wohsi). Si tratta di una scritta al contrario, tipico di qualunque cosa venga esposta innanzi ad uno specchio. Harry vede la sua immagine riflessa circondata da altre persone, ma quando si volta, dietro di lui non c’è nessuno. Ciò nonostante, quelle persone sono vicinissime a lui nell’immagine riflessa nell’oggetto. Harry comprende che quella è la sua famiglia, ed è la prima volta che la vede.
Quando Harry torna a raccontare dell’accaduto a Ron, in principio i due pensano che lo specchio permetta di vedere le persone care che non ci sono più. Così, Harry decide di portare l’amico con sé per mostrargli lo specchio. Ecco che Harry, ancora una volta, vede la sua famiglia e la mostra a Ron, ma questi non vede nulla. Quando è lui, invece, a mettersi davanti allo specchio, vede se stesso più grande, Caposcuola e capitano della squadra di Quidditch. Così, Ron pensa che forse lo specchio preveda il futuro, ipotesi subito smontata da Harry, il quale gli ricorda di aver visto la sua famiglia i cui membri sono tutti morti. Ma in realtà, come sottolinea la scritta sullo specchio, esso mostra non il tuo viso, ma i desideri del tuo cuore.
Lo Specchio di Galadriel in Tolkien
Lo specchio che appare in Tolkien, ne Il Signore degli Anelli, è lo specchio di Dama Galadriel. È lei a chiedere a Frodo e Sam se vogliono guardare. Anche in questo caso, come in Alice, l’approccio con lo specchio è diverso dal solito. In genere ci si guarda allo specchio, ma Galadriel non invita a guardarsi, verbo riflessivo che si addice proprio ad uno specchio, bensì a guardare. Certo, ciò che Frodo e Sam vi vedranno è strettamente correlato a ciò che ognuno si porta dentro, con la storia ed il vissuto di ciascuno. Ciò che vedono potrebbe avverarsi, quindi, potrebbe essere una predizione, oppure no. «Lo specchio mostra molte cose, e non tutte si sono già verificate. Alcune non avverranno mai; accadranno solo se coloro che le vedono abbandonano la loro strada per impedirle. Lo specchio è una pericolosa guida delle nostre azioni» «No, io non ti consiglio né l’una né l’altra cosa. Non sono un consigliere. Potresti apprendere qualcosa, e le immagini, siano belle o funeste, potrebbero esserti utili, ma anche nefaste. Vedere è al tempo stesso un bene o un pericolo. Eppure, io credo, Frodo, che tu abbia coraggio e saggezza sufficienti per rischiare, altrimenti, non ti avrei condotto sin qui. Ma fai come vuoi!»
Dunque, lo specchio è una guida pericolosa per le nostre azioni. Ricorda un po’ la mente umana, che spesso e volentieri rappresenta una guida tutt’altro che sicura. La mente umana, come lo specchio, riflette nel presente ciò che ognuno è, ciò che è stato e ciò che sarà. Guardare nello specchio di Galadriel è come pensare, riflettere, appunto. Ma non sempre ciò costituisce un bene, soprattutto se ci si lascia sopraffare dalle immagini che la mente crea. Come accaduto a Frodo, che stava per scivolare in avanti, lasciandosi andare a ciò che aveva visto, che stava vivendo. Sì, perché in realtà, lui vive ciò che vede, non distingue le immagini create dallo specchio da quelle reali. E lo stesso accade per la mente umana: non distingue ciò che che è reale da ciò che è immaginario. È per questo che ci si preoccupa prima che le cose accadano, per questo si soffre d’ansia ancor prima che si verifichino determinati fatti, perché questi vengono vissuti in anteprima nel cinema della nostra mente.
Oltre alle preoccupazioni, poi, ci sono i desideri. Anche quelli siamo soliti viverli in anteprima con le emozioni che ne derivano. Le immagini, infatti, possono essere belle o brutte, potrebbero essere utili, ma anche nefaste e condizionarci nel presente. Tutto questo avviene nell’immaginazione. E la realtà? Nella realtà, alcune cose non accadranno, altre sì. Da cosa dipende? Dipende solo da coloro che le vedono e ciò che devono fare è abbandonare la loro strada per impedirle. E come? È proprio in questa riflessione che Galadriel ci illumina: guardare, quindi visualizzare, pensare, potrebbe essere allo stesso tempo un bene o un male. Tutto dipende dal grado di consapevolezza che abbiamo raggiunto. In genere, se ne siamo privi, guardare dentro lo specchio mentale è sempre un male. Se invece, abbiamo coraggio e saggezza, quindi consapevolezza di chi siamo e controllo sulle nostre emozioni, allora, guardare nello specchio potrebbe essere un bene, potremmo apprendere qualcosa, e comportarci di conseguenza nel presente.