La magia nel Fantasy
I fan del genere fantasy sono per natura i sognatori per eccellenza e tutti avranno desiderato di spiccare il volo ed osservare il mondo dall’alto, di rendersi invisibili, di trasformarsi in una tigre, in un sasso, o persino in un’altra persona; di utilizzare incantesimi verso qualcuno, di vedere oltre il visibile, di teletrasportarsi da un luogo ad un altro, di parlare con chi non c’è più, o addirittura di distruggere qualcosa…nel Bene o nel Male. Più di ogni altra cosa, poi, avranno sognato di possedere almeno una volta uno degli oggetti magici che hanno tanto amato nelle loro storie preferite.
Di epoca in epoca, il desiderio della magia ha sempre accompagnato l’essere umano, e continua a farlo ancora oggi. Tale desiderio viene espresso da secoli attraverso le storie, parole su parole rese eterne dai libri. Ed è questo ciò che rappresentano i romanzi fantasy. In essi troviamo tutti gli strumenti che ci permettono, attraverso i personaggi, di essere “magici”: la bacchetta magica, in primis, ma anche altri oggetti, soprattutto gioielli, come anelli, collane, pietre preziose, corone… e parole. Le parole accompagnano quasi sempre gli incantesimi e gli oggetti magici, anzi, sono esse stesse incantesimi. Spell, in inglese vuol dire sia “sillaba”, sia “incantesimo”. C’è bisogno di Formule magiche per far “funzionare” gli oggetti magici, perché solo così essi acquistano valore. E quindi, di conseguenza, sorge anche la necessità di dare loro un nome.
Per approfondire le storie fantasy più celebri di Tolkien, vi suggeriamo di consultare il nostro archivio sui libri del Professore.
Gli oggetti magici in Tolkien
Tra gli oggetti magici in Tolkien, si pensi all’Unico Anello o ai Silmaril. Un anello ed una gemma, entrambi conferiscono potere a chi li indossa.
L’Unico Anello, protagonista ne Il Signore degli Anelli, rappresenta la forza oscura. Un anello per domarli… È un anello che, se infilato al dito, ha il potere di rendere invisibili, ma non solo. L’Unico è un anello che ne domina altri, è la potenza assoluta su tutto e tutti, una potenza che spesso porta chi vi si imbatte, a giustificarne un suo eventuale utilizzo a fin di bene, anche se un simile anello non può mai operare per il Bene, non essendo a questo destinato, poiché è stato forgiato dal Male. Persino per chi ne è solo Portatore, come nel caso di Frodo, ha degli effetti collaterali che si verificano per il semplice fatto di indossarlo come ciondolo di una collana appesa al collo. Con il passare del tempo, pian piano l’anello diventa un peso per il corpo e un fardello per l’anima. Già su Bilbo, che lo aveva indossato pochissime volte, l’Unico aveva avuto un’influenza non indifferente, rendendolo longevo oltre ogni aspettativa di vita di un Hobbit. Ne aveva, inoltre, modificato in piccola parte anche il carattere, rendendogli molto difficile la separazione dall’anello stesso.
Quando, invece, questo viene infilato al dito con assiduità, l’essere che lo indossa, a poco a poco, cambia del tutto, trasformandosi in una creatura sospesa tra il mondo del visibile e dell’invisibile, totalmente schiava dell’oggetto. Si pensi in questo caso a Gollum, che prima di essere tale era Smeagol, un Hobbit di cui ormai non rimane più traccia.
A parte la rarissima eccezione di Tom Bombadil, di cui parliamo in un articolo dedicato, l’Unico produce i suoi effetti su chiunque vi si imbatta, anche solo con lo sguardo, inducendo quasi in ipnosi. È come trovarsi di fronte ad un fuoco: se ti avvicini ne percepisci la luce e il calore; se lo sfiori ti scotti; se lo tocchi ti bruci; e se ci entri dentro rimani ustionato e deformato, fino a ridurti in cenere.
L’Auryn ne La Storia Infinita
Un altro gioiello che dona potere è l’Auryn ne La Storia Infinita di Michael Ende. L’Auryn viene anche chiamato lo Splendore o il Pantakel, ed è un ciondolo a forma di due serpenti, uno chiaro e uno scuro, che si mordono la coda a vicenda. Nella parte posteriore dell’Auryn c’è una scritta: Fa’ ciò che vuoi. Questa frase, già da sé, da’ potere. Tutti vorremmo fare ciò che vogliamo, e Bastiano, che si trova già a Fantàsia, la prende alla lettera. Comincia ad esprimere un desiderio dopo l’altro, e niente e nessuno può più fermarlo. È stato lui a salvare il regno, dando un nuovo nome all’Infanta Imperatrice, e adesso, anche lui è Signore di Fantàsia. Bastiano è un po’ come un Hobbit. È un ragazzino semplice, umile, goffo, e viene spesso bullizzato dai compagni. Inoltre, dopo aver perso la madre, il padre ha iniziato ad essere una presenza assente, che c’è, ma è come se non ci fosse. E così Bastiano, non sentendosi compreso innanzi all’indifferenza che suo padre mostra nei suoi confronti, si rifugia nei libri. Lui ama le storie, forse per fuggire dalla sua. E ci riesce.
Quando giunge a Fantàsia e indossa l’Auryn, il Fa’ ciò che vuoi è come se fosse un’autorizzazione alla libertà, a essere ciò che non è mai stato e che ha sempre sognato: un ragazzo bello, forte, sicuro di sé, che non ha paura di niente e di nessuno. Ma a ogni desiderio che lui esprime, perde un ricordo, fino a dimenticarsi del tutto del suo nome. Lui è entrato in una storia, quella del regno di Fantàsia, ma ha dimenticato la sua. Inventare storie è una cosa che piace molto a Bastiano. Solo che non puoi inventare una storia senza avere dei ricordi, per questo lui vive in balia dei desideri. Lui usa le parole per esprimerne uno dietro l’altro, e questi, magicamente, si avverano.
L’Auryn viene spremuto fino all’ultimo ricordo.
Harry Potter e Gli Oggetti Magici
È vero che le parole sono incantesimi, nel Bene e nel Male. Ogni giorno ci raccontiamo delle storie e per questo dovremmo fare attenzione a come ce le narriamo. Pronunciamo formule magiche ogni istante e da queste formule prendono vita le emozioni, le nostre e quelle degli altri, e le emozioni, a loro volta, si trasformano e ci trasformano, in un vortice incostante di luce, buio, ferite, benessere, malattie, guarigione.
Dovremmo imparare a narrare una storia di cui siamo protagonisti, servendoci dei ricordi per migliorare l’unico momento eterno in cui viviamo, il Presente. Il potere delle parole ci permette di apportare modifiche, di correggere, di cancellare e riscrivere. Il potere delle parole ci dona la possibilità di cambiare il finale della nostra storia, e di crearne uno nuovo.
E poi, ci sono oggetti magici come i mantelli e le bacchette. Queste ultime sono il mezzo attraverso il quale far fluire la magia, ciò che desideriamo possa accadere e prendere forma, un mezzo tanto potente da condizionare la realtà, nel bene o nel male. Il mantello di Harry Potter, invece, conferisce a chi lo indossa, il dono dell’invisibilità, proprio come per l’anello tolkieniano. Eppure, si tratta di invisibilità differenti: ne Il Signore degli Anelli, l’invisibilità protegge, sì, Frodo dai pericoli, ma al contempo ne succhia l’essenza, goccia dopo goccia; in Harry Potter, invece essa avvolge come in un abbraccio. Questo perché l’anello nasce dalle mani sporche di sangue di un Signore Oscuro, mentre il mantello dall’amorevole carezza di un padre.
Si parla, dunque, dell’invisibilità ed il suo fascino, nel Bene e nel Male. Perché quando sei invisibile agli occhi di tutti sei anche libero, libero di stare dove vuoi, di ascoltare le conversazioni degli altri, anche quelle proibite; puoi accompagnare, proteggere chi ami, puoi sfuggire a chi vuole farti del male, e puoi anche uccidere. Sei libero di agire per o contro gli altri, senza limiti.
Forse perché, come dice A. De Saint Exupery, “L’essenziale è invisibile agli occhi”, e allora vorremmo anche noi renderci invisibili per poter vedere in qualche modo, quest’essenziale. Tale “essenziale” ha un duplice significato: importante e semplice. Si riferisce, cioè a ciò che più conta nella vita, e ciò che più conta nella vita va cercato nella semplicità.
E la semplicità spiazza, sempre. Ciò che è semplice rompe gli schemi.
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