De Gli Anelli Del Potere o The Rings of Power (di cui analizziamo le location in un altro articolo), si è parlato molto e con diverse prospettive, nel bene o nel male. Nella grande giungla di Internet, non meno pericolosa di Bosco Atro, si annida da sempre uno spettro che però non è il Negromante, ma il giudizio dello spettatore, che per quanto diverga da soggetto a soggetto, è da ritenere sempre rispettabile, in quanto frutto della maturazione di una propria opinione o di un gusto personale relativo ad un prodotto mediatico.
Le trasposizioni correlate ai grandi libri di successo hanno, da sempre, cercato di interpretare al meglio un’opera sulla base della visione dell’autore che va, però, inevitabilmente a fondersi con quella del registra e degli sceneggiatori. Basti pensare al film animato di Ralph Bakshi e non meno all’opera che tutti amano visceralmente, ovvero la Trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson (che produrrà il nuovo film su Gollum in fase di sviluppo).
Un Tuffo Nel Passato: Il Signore degli Anelli di Jackson e le Differenze tra Libro e Film
La Trilogia di Jackson si concedeva delle libertà in onore di un sano e ponderato adattamento: i tempi erano più ravvicinati, Gandalf si assentava per molto meno dei 17 anni lontano dalla Contea dopo il 111° Compleanno di Bilbo, Aragorn veniva esplorato meglio come Ramingo insicuro e totalmente incerto del suo ruolo come Re, il che portava ad una esaltazione del personaggio di Granpasso più che di Re Elessar. Faramir si comportava diversamente ed era scarsamente avveduto per il complesso del fratello minore, Frodo non raggiungeva Osgiliath, Denethor era assai più incline alla follia ed all’ira di quanto fosse la sua controparte cartacea. Barbalbero non si curava di Isengard e non voleva scendere in guerra, se non quando sbatteva contro la reale portata della devastazione provocata da Saruman che aveva disboscato in maniera scellerata.
Tutte queste differenze, compresa l’assenza di Andùril fino al punto in cui Elrond la consegna ad Aragorn, durante il Ritorno del Re, sono evidenti e anche se possono risultare fastidiose per alcuni, non hanno recato alcun danno alla complessa ed eccellente struttura dell’opera cinematografica, la quale è, infatti, risultata essere un capolavoro.
Ma si trattava pur sempre della prima grande e completa trasposizione di tale opera (quella di Bakshi non fu mai completata) e tutto ciò, rappresentando una novità assoluta in termini cinematografici ha, inevitabilmente, generato grandi aspettative sul futuro. E’ palese che i “tempi” di un romanzo come Il Signore degli Anelli vadano messi in scala con le esigenze cinematografiche che non si prestano a lunghi momenti morti: ed è curioso notare che la versione animata di Bakshi sia paradossalmente più fedele all’originale di quanto non sia al contrario la versione di Peter Jackson. Quindi non stupisce delle tante comprensibili, logiche, intelligenti e giustificabili differenze tra i due media, comprese le note assenze di Glorfindel e Tom Bombadil e la presenza un po’ tanto visibile di Arwen.
Gli Anelli Del Potere: La fedeltà dell’opera agli scritti di Tolkien
Analizzando la serie tv de Gli Anelli del Potere, una delle critiche maggiori è stata mossa sul tema dei dialoghi e di quanto non siano spesso all’altezza, poiché semplificati un po’ troppo in nome di un media seriale, meno selettivo di un’opera per il grande schermo. Seppur la serie, come ha già dimostrato nella seconda stagione, è destinata, probabilmente, ad alzare il proprio standard qualitativo, in realtà ha già una base solida di testo a cui aggrapparsi che in molti aspetti è risultata fedele a Tolkien in maniera maniacale.
Le lettere, i Racconti Incompiuti, i Racconti Ritrovati, il celebre Nature of Middle Earth, tutto il corpus de La Storia della Terra di Mezzo, offrono un universo di spunti, di idee, di storie o parti di esse ma, in concreto, spesso poco coese e non facilmente accorpabili in maniera sufficientemente omogenea: si può quindi evidenziare che la scrittura della serie sia ancora migliorabile perché è il modo di rendere coesi storia, personaggi e vicende, che in alcuni casi risulta altalenante.
Bisogna anche considerare che, ci troviamo all’interno di un arco narrativo di cui lo stesso scrittore ha lasciato poche informazioni, ma nonostante ciò, si deve tener conto della vastità della Seconda Era e questo porta, inevitabilmente, ad una compressione temporale forzata, per far rientrare i tanti archi narrativi all’interno della stessa linea temporale. Ma tutto ciò che è fedele al Professore, si ripete, in modo tale da enfatizzare lo spirito tolkieniano del prodotto ed i riferimenti alle opere sopracitate sono numerosi.
Andando oltre, agli accenni di Bombadil al Fuoco Segreto, quello cioè che semplificando è la Creazione stessa rispetto alla dicotomia del Potere, Udun, l’Inferno a voler anche qui semplificare, i richiami di Elrond a suo padre, l’arte della manipolazione di Sauron in veste di Annatar, Celebrimbor ingannato pur se per la brama di superare Feanor, la sua tragica morte, i Gwaith-i-mirdain… ogni cosa è al posto giusto ed è fedele quanto coerente.
Molto di ciò che The Rings of Power prende in prestito è proprio dai tanti lavori di Tolkien che purtroppo non sono né definitivi né compiuti per filo e per segno: lo stesso figlio Christopher ammise che molte vicende de I Racconti Incompiuti non mostravano una versione definitiva di molte storie né che queste fossero sempre coerenti, ma rappresentano comunque il pensiero dell’autore.
Per esempio, è ben noto che SI, gli Istari giunsero nella Terza Era per contrastare Sauron; ma ci sono scritti in cui lo stesso Tolkien fornisce alcuni dettagli dove si evince che questi siano potuti arrivare nella Terra di Mezzo già nella Ere precedenti.
Tante cose non sono state definite e sono lasciate in parte all’immaginazione: ed ecco che quand’anche ciò viene fatto, accade con rispetto per la materia specifica e quella generica.
Sappiamo poco dei reali poteri degli Anelli, come quelli dei Nani, ma è certo essi fossero troppo forti e resistenti per sbiadire e che il principale effetto “collaterale” fosse accentuare la brama di ricchezze e la loro avidità, mentre il perdurare è qualcosa di tanto bramato quanto collegato soprattutto ai Nove degli Uomini, i quali desideravano vivere, e vivere a lungo, sulla base di ciò che i Numenoreani stessi più agognavano, l’immortalità, il vivere come gli Elfi.
Conclusioni
Concludendo, la visione di Tolkien è da considerarsi “universale” e non relegata alle sole opere “compiute” che fanno riferimento ai tre testi principali (Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit, Il Silmarillion) e per tale ragione un prodotto seriale come Gli Anelli del Potere, spalmato in più stagioni, può e deve avere la grande opportunità di sviscerare il più possibile il pensiero dell’autore, per quanto estremamente complesso, andando a spaziare su più fonti con il fine di creare una visione più aperta ed articolata delle trasposizioni relative alla Terra di Mezzo.
Che si tratti di Adar o Arondir, che si applauda Sauron/Annatar o Celebrimbor, The Rings Of Power cerca sempre di trovare una solida base testuale, riempiendo con l’immaginazione per ampliare, con rispetto, e non per sostituire. L’asticella qualitativa può essere alzata ulteriormente, siamo tutti in attesa di rituffarci quanto più possibile nel magico universo di Arda.
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