Le trasposizioni su schermo delle opere di Tolkien hanno, indubbiamente, rivoluzionato il settore del cinema e conquistato un gran numero di fan in tutto il mondo. Alcune delle tecnologie cinematografiche dei film sulla Terra di Mezzo, possono essere considerate dei veri e propri elementi pionieristici dell’intera industria di settore.
L’innovazione nel film animato de Il Signore Degli Anelli di Bakshi
Il primo a portare una rappresentazione sul grande schermo della Terra di Mezzo è stato Ralph Bakshi, che nel 1978 realizzò il film d’animazione de “Il Signore Degli Anelli”. Il regista, di origine palestinese, si adoperò scrupolosamente per realizzare un lungometraggio, pensato per essere diviso in due parti, che potesse conquistare il grande pubblico attraverso l’utilizzo di tecniche innovative per l’epoca. Bakshi, supportato dal suo team di addetti agli effetti speciali, tra cui Stan Green e Christopher Andrews, si affidò al rotoscoping, una modalità di rappresentazione animata molto realistica dove l’illustratore ricalca delle immagini riprese in precedenza, rimodellandole secondo un preciso stile grafico. Lo stesso regista, entusiasta del risultato visivo raggiunto, definì il proprio film come “Il primo esempio di pittura realistica in movimento”. Egli si riferiva, chiaramente, al grado di realismo ottenuto nel film e definì il proprio lavoro come “moving paintings” (dipinto animato). Se consideriamo l’epoca, infatti, la tecnologia non permetteva di realizzare ambientazioni fantasy foto-realistiche, ne tantomeno di girare scene animate di grandi battaglie, poiché questo avrebbe previsto l’utilizzo di moltissime comparse con costumi specifici, il che si sarebbe tradotto in costi altissimi a livello di produzione.
Con il Rotoscope gli artisti, dunque, riuscirono a ricalcare i movimenti dei personaggi in carne ed ossa, ripresi dal vivo, cercando di realizzare una sorta di illustrazione, inerente alla Terra di Mezzo di Tolkien, che conferisse un alto grado di realismo ai fotogrammi delle scene. In tal modo, nell’animazione spiccavano tutti i caratteri distintivi delle svariate razze e dei popoli presenti nella storia. Questo portò, inevitabilmente, al coinvolgimento di moltissimi animatori esperti, ognuno dei quali aveva assegnato un personaggio specifico da trattare. Uno dei tanti artisti coinvolti fu un giovane Tim Burton.
Nonostante i processi innovativi utilizzati e l’aver incassato circa 30 milioni di dollari (a fronte di un budget stanziato per la realizzazione di 4 milioni), il film non ebbe molto successo tra la critica di settore e la United Artists decise di non continuare con la produzione della seconda parte del film.
Come sono stati realizzati gli effetti speciali ne Il Signore Degli Anelli di Peter Jackson?
Seppur criticato, il lavoro svolto da Bakshi fu apprezzato da molti, tra i quali Peter Jackson (produttore del nuovo film in arrivo “The Hunt For Gollum”), che iniziò prendendo spunto dal lungometraggio animato per elaborare quella che sarebbe stata, poi, la trilogia cinematografica più premiata di sempre. Le tecnologie cinematografiche dei film sulla Terra di Mezzo del regista neozelandese hanno rappresentato un’evoluzione nel settore e ancora oggi vengono utilizzate, con le dovute migliorie sviluppate negli anni.
Ciò che rende Il Signore Degli Anelli di Warner Bros un capolavoro è lo studio dei dettagli, dalla scrittura dei personaggi, alla messa in scena in una Terra di Mezzo mozzafiato. Se pensiamo al lontano 2001, data di uscita del primo film (La Compagnia dell’Anello), a distanza di tanti anni rivedere i film restituisce ancora una sensazione di spettacolo di fronte all’immane lavoro visivo effettuato. Tecniche già utilizzate nel cinema, come “la prospettiva forzata” vengono portate ai massimi livelli, permettendo di adattare prospettiva e profondità di campo con il fine di inglobare, nella stessa scena, oggetti e personaggi di statura diversa con una credibilità assoluta. Il lavoro straordinario portato avanti da Weta Digital e dal team addetto agli effetti speciali riguardava l’utilizzo della CGI e della Motion Capture.
La CGI veniva utilizzata per ricreare i magici scenari del mondo di Tolkien, dalle ambientazioni alle epiche e gigantesche battaglie, mai viste riprodotte in tal modo prima di allora ed inserite in un contesto già splendido, come quello dei paesaggi della Nuova Zelanda. Ciò che rappresenta maggiormente il valore pionieristico dell’opera è, però, la Motion Capture, attraverso la quale si è realizzato il personaggio di Gollum. Jackson diede tale arduo compito ad Andy Serkis, che con l’ausilio di tecnologie avanzate di tracciamento del volto e del corpo attraverso sensori e videocamere, riuscì a riprodurre una creatura su schermo con una naturalezza ed un realismo mai visti prima. L’attore indossava una tuta dotata di markers collocati sui punti anatomici di rilievo, il che permetteva di generare uno schema di movimento iper realistico che veniva, successivamente, modificato in post produzione. E’ da sottolineare il fatto che, al di la di tali mezzi tecnici, un simile standard qualitativo venne raggiunto, soprattutto, grazie allo straordinario lavoro svolto da Serkis nelle movenze di mimica facciale, che lo hanno reso “il migliore” in questo campo. Da li in avanti, tale tecnica sarebbe diventata una prassi comune per molti prodotti cinematografici di successo, tra i quali citiamo la saga del Pianeta della Scimmie, Star Wars – Il Risveglio Della Forza ed alcuni film della Marvel. Il Motion Capture viene utilizzato ancora oggi, anche se in maniera più avanzata, grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale.
La trilogia de Lo Hobbit: Le tecnologie cinematografiche
La stessa tecnologia venne ampiamente utilizzata da Peter Jackson anche per la sua seconda trilogia sulla Terra di Mezzo, Lo Hobbit, uscita nelle sale nel 2012. Qui, oltre ad essere impiegata per realizzare nuovamente Gollum, venne adoperata anche per altri personaggi, tra i quali Smaug (che venne interpretato da Benedict Cumberbatch) ed alcuni orchi, come Azog. La trilogia subì, però, fin dall’inizio alcuni impedimenti, come l’uscita dal progetto di Guillermo del Toro e fu parecchio attaccata dalla critica, proprio per l’eccessivo utilizzo della CGI in molte scene. I film vennero girati con il supporto in 3D a 48fps, il che rendeva complicato l’inserimento di altre tecniche comuni, come “la prospettiva forzata” che aveva reso celebre la prima trilogia, caratterizzata, indubbiamente, da un utilizzo meno forzato della Computer Grafica. Ciò nonostante, Jackson riuscì, ancora una volta, nell’arduo compito di trasporre una Terra di Mezzo credibile e con un elevato grado di continuità rispetto a quella vista ne Il Signore Degli Anelli.
Restiamo in attesa dei futuri progetti in casa Warner Bros, tra i quali The Hunt For Gollum, Lo Spin-Off in uscita nel 2026, che sarà diretto da Andy Serkis con la supervisione di Peter Jackson in qualità di produttore.
Le immagini del presente articolo sono di proprietà di Middle Ark, è vietato l’utilizzo non autorizzato