Qualche giorno fa, precisamente il 29 ottobre 2024, Ralph Bakshi ha compiuto 86 anni: nonostante si tratti di un artista che, come spesso si dice, o si ama o si odia, curiosamente questa particolare ricorrenza, che per di più cade nei giorni tradizionalmente associati al Lucca Comics & Games, è passata abbastanza in sordina.
Ed è tanto un peccato quanto una stranezza, visto che senza l’eccentrico ed eccessivo Ralph non avremmo forse mai avuto la Trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson al cinema e, di sicuro, non come oggi la conosciamo. A tal riguardo, abbiamo trattato in un precedente articolo le innovazioni pionieristiche portate dal regista di origine palestinese e di quanto Jackson abbia preso la sua opera come modello di partenza.
Alcuni cenni sulla vita di Ralph Bakshi
Ma chi è Ralph Bakshi e come mai si può dire che il suo arrivo a dirigere Il Signore degli Anelli – versione animata del 1978 (che trovate nel nostro archivio dei film sulla Terra di Mezzo) sia fortuito e fortunato tanto quanto quello di Peter Jackson con la Trilogia? Sarà nostra cura sviscerare le somiglianze ed i parallelismi presenti tra le due versioni in un altro articolo, mentre qui ci occuperemo di offrire qualche pennellata sul regista, su colui al quale dobbiamo questa importantissima trasposizione animata e per il quale è stata coniata la celebre frase “Bakshi ha camminato, così che Peter Jackson potesse correre”.
La storia di Bakshi è una di quelle che, a volerne tirare fuori un film, ne verrebbero fuori qualcosa tipo Fuga di Mezzanotte, Le Ali della Libertà e Narcos, ma senza la droga e con delle tavole da disegni da animare come oggetti trafugati: parliamo di un ebreo nato in un quartiere di Brooklyn che divenne un bambino di nemmeno dieci anni trasferito e cresciuto nel quartiere nero di Foggy Bottom (“Tutto era nero, gli amici, i film, la scuola, le ragazze: io stesso ero un altro ragazzo nero del quartiere. Nessun problema!” dirà, parafrasando, Bakshi in una intervista); parliamo, successivamente, di un adolescente quindicenne che rubò un libro, la Complete Guide to Cartooning per imparare le basi dei fumetti e dell’animazione, mentre si dedicava alla boxe, e che divenne un diciottenne fresco di riconoscimenti che si recò a lavorare presso lo studio di animazione Terrytoons.
Da qui in poi troppi eventi e troppi rocamboleschi momenti hanno contraddistinto la vita di Ralph Bakshi: uno su tutti, il celebre episodio dei “modelli rubati”, accaduto quando l’artista aveva preso a lavorare in Canada presso il produttore Steve Krantz a Rocket Robin Hood e The Mighty Heroes, proprio quando questi era al centro di una controversia legale con il produttore Al Guest circa la proprietà e l’uso proprio di quei modelli.
In poche parole, dato che all’epoca Bakshi faceva la spola tra New York e Toronto, Krantz gli propose di portare tutti i disegni ed il materiale in America e lavorare direttamente da li così da abbassare i costi: una splendida idea, non fosse che, quando Ralph giunse in albergo per prepararsi al ritorno negli States, trovò la polizia ad attenderlo per arrestarlo… per furto di disegni di proprietà di Al Guest, appunto.
Come nella migliore delle tradizioni, Bakshi fuggì dalla polizia, chiamò un suo amico e collega, Johnny Vita e i due si accordarono: Vita prese i disegni di Bakshi e partì alla volta di New York, dove venne intercettato mentre scendeva dall’aereo da una trentina di poliziotti che, però, erano alla ricerca del solo Bakshi. Ed alla domanda degli agenti, che stavano letteralmente rivoltando l’aereoporto, su dove fosse Bakshi, la risposta che noi, oggi, abbiamo e che i tutori della legge non possedevano allora, era che egli fosse ancora in Canada, dato che Ralph si stava facendo portare in taxi fino alla frontiera per depistare le forze dell’ordine.
Una volta arrivato li, mentre le guardie distavano ispezionando le autovetture, approfittando del fatto che il ponte levatoio stesse aprendosi ed alzandosi, Ralph uscì di scatto dal taxi, corse a perdifiato per superare con un salto il ponte mentre veniva aperto il fuoco contro di lui e riuscì a passare dall’altra parte. Alla guardia di frontiera americana, abbastanza perplessa sul da farsi, fece una battuta su come tutti fuggissero in Canada per evitare la leva obbligatoria mentre lui fosse così pazzo da voler tornare negli Stati Uniti: al che, ridendo, la guardia lo fece proseguire non trovando nulla che non andasse in Bakshi o in ciò che trasportava, ossia i suoi soli vestiti indosso. Da quel momento in poi, Bakshi non si recò mai più in Canada e, come si dice, il resto è storia.
Fritz The Cat e gli altri film di Ralph Bakshi
Queste poche informazioni bastano a delineare la tipologia dell’uomo, dell’artista, le sue radici, il suo modo di fare: non c’è da stupirsi, quindi, che dopo anni in cui egli si portò alla ribalta con opere controverse come Fritz the Cat, Heavy Traffic e Coonskin, senza dimenticare Hey Good Lookin’, un film che Tarantino ha dichiarato di preferire di gran lunga a Mean Streets di Martin Scorsese, Bakshi tornasse al suo mai sopito e inconfessato amore, il fantasy, intenzionato com’era a trattare l’animazione da adulti come un media e non un genere a sé stante.
Nel 1976 egli iniziò a lavorare a Wizards che ricevette poca copertura nelle sale ma un buon successo nel corso degli anni a livello mondiale attestandosi a cult e, finalmente, sul finire di quell’anno Bakshi ottenne l’incarico per realizzare il celebre “Il Signore degli Anelli” che debutterà, nella sua prima parte, nel 1978 e che l’autore non riuscì mai a completare nella sua interezza. Questa pellicola in particolare fu uno sforzo creativo, artistico e narrativo che ha dell’incredibile, soprattutto se rivista oggi con uno sguardo obiettivo: l’opera riesce, pur con tutti i limiti del caso e dell’epoca, ad essere straordinariamente fedele e vicina alla letteratura epica ed alla favola insieme, tant’è che alcune imprecisioni che sono presenti nella versione animata, per quanto visionarie ed originali, sono state successivamente mutuate dallo stesso Peter Jackson per la sua Trilogia.
Il Signore degli Anelli di Ralph Bakshi
Il Signore degli Anelli di Ralph Bakshi non era propriamente un cartone animato, ma un vero e proprio film animato in cui i disegni si mescolavano alla tecnica del rotoscopio: si trattava di un metodo che consisteva nel ricalcare e dipingere direttamente sulla pellicola, precedentemente girata, con attori in carne ed ossa in modo da rendere l’animazione più realistica ed al contempo più favolistica e surreale. Tra gli esempi più famosi abbiamo il videoclip Take on Me degli Ah-ha, diverse scene di Yellow Submarine dei Beatles, nonché in serie nostalgiche come He-Man ed i dominatori dell’universo. Al progetto parteciparono tantissimi artisti e nuove promesse tra cui un giovanissimo Tim Burton, a volte accreditato quale semplice “spolveratore di celle” di animazione, altre invece segnalato come vero e proprio animatore (fonte: intervista a Mike Ploog).
Proprio i Beatles tra il 1967 e il 1968 avevano espresso il loro interesse per ricavare da Il Signore degli Anelli un musical che sarebbe stato diretto da Stanley Kubrick e che avrebbe visto loro stessi come personaggi attivi del film (Paul McCartney come Frodo, Ringo Starr quale Sam, Lennon nel ruolo di Gollum e Harrison quale Gandalf), ma ricevettero un deciso diniego da parte dell’allora vivente J.R.R. Tolkien, cosa che li accomunava, del resto, al buon vecchio Walt Disney che aveva invano provato ad ottenerne i diritti fino alla sua morte.
Bakshi aveva in mente (e preso accordi) per girare due film distinti, in modo da poter condensare adeguatamente l’opera di Tolkien, al contempo mantenendo inalterato il ritmo della storia assieme a quello cinematografico, scritturando artisti importanti come Jon Hurt per dare la voce ad Aragorn, Anthony Daniels per Legolas (sarà la voce di C3PO in Star Wars in tutti e nove i film principali e di praticamente qualsiasi prodotto di quel franchise), William Squire per Gandalf (è stato Thomas More in Anna dai Mille Giorni e Sir Brackley nell’adattamento televisivo de La Freccia Nera di Stevenson) e molti altri.
A questo proposito, Bakshi dirà a Priscilla, la figlia di Tolkien, “[…]È importante per me che l’energia di Tolkien sopravviva. È importante che la qualità dell’animazione corrisponda con la qualità di Tolkien[…]” e questo la dice lunga sulla serietà e l’impegno che Ralph Bakshi aveva profuso in quella prima opera.
Tuttavia, nonostante le migliori intenzioni, egli non avrà modo di mantenere quella promessa in quanto lo studio rifiuterà di produrre la seconda parte e il film, inizialmente pensato per venire distribuito come “Il Signore degli Anelli- Parte Uno”, venne furbescamente presentato nei cinema come se fosse una opera completa con il titolo di “Il Signore degli Anelli”, il 15 novembre 1978.
Bakshi non la prese bene, anche perché il pubblico dell’epoca ignorava che quel film fosse solo una prima parte e criticò il regista, mentre il film raccolse complessivamente recensioni miste ma fu un complessivo successo finanziario, ottenendo oltre trenta milioni di dollari contro i quattro e mezzo di investimento.
Nonostante questo, per i produttori fu un incasso al di sotto dei margini sperati e la seconda parte non vide mai la luce, se non alcuni anni più tardi in una forma decisamente meno attraente ed ispirata nota come The Return of The King di Rankin/Bass.
Il perché, tuttavia, ancora oggi la versione animata di Ralph Bakshi sia così importante (è classificato al 36° posto come miglior film di animazione e al 90° come Miglior Film di Animazione di tutti i tempi) è presto detto: gli anni ’70 erano un periodo estremamente deprimente per l’animazione ed in più Il Signore degli Anelli era, a detta di qualsiasi regista sano di mente, pressoché “infilmabile”.
La Disney, la casa di animazione per eccellenza, produceva ben pochi film e quasi nessuno memorabile e molti registi provavano e sperimentavano metodi e tecniche per creare un proprio stile che non fosse disneyano, appunto: Bakshi pertanto combinò la sua peculiare visione del mondo, espressa con l’idea di una animazione da adulti, con l’amore e il rispetto innegabili che provava per Tolkien e le sue opere, ottenendo così un risultato notevole, non fosse altro perché nessuno aveva impiegato la tecnica del rotoscopio così su larga scala fino a quel momento.
E’ interessante notare che il film di Bakshi e La Compagnia dell’Anello di Peter Jackson condividono l’inizio, ossia un prologo in cui si parla degli Anelli e della loro forgiatura, e che il cartone animato e il film de Le Due Torri terminino esattamente nello stesso punto, con la Battaglia al Fosso di Helm.
Un’altra cosa che si nota è che, proprio a causa della sua brevità, ogni scena sia essenziale, anche se compressa, e che l’animazione sia molto più tranquilla, impostata, quasi drammatica prendendosi i suoi tempi per introdurre i personaggi e farli conoscere più o meno efficacemente, oltre a riuscire a trasmettere pathos laddove i prodotti Disney erano per lo più frenetici, buffi e, per usare una espressione coerente, “da bambini”.
Gli stessi personaggi hanno vissuto alterne fortune: nella versione di Bakshi, Merry e Pipino sono particolarmente sacrificati, dato che sembrano grossomodo lo stesso personaggio, così come Elrond ed Eowyn hanno poco spazio – quest’ultima nemmeno parla; al contrario, Frodo e Aragorn sono riusciti anche meglio dei personaggi interpretati da Elijah Wood e Viggo Mortensen: non fraintendiamo, la recitazione di questi attori è straordinaria, ma il Frodo di Bakshi è particolarmente intraprendente e attivo, avido di sapere e combattivo all’occorrenza mentre l’Aragorn di Jon Hurt, uno dei più grandi attori di sempre, riesce ad essere solenne, a tratti più leggero ed allegro, calmo e diplomatico, ma sempre affidabile tanto quanto minaccioso e non si dubita mai, nemmeno per un istante, che sotto le vesti del Ramingo ci sia un Re, cosa che, invece, non si può sempre dire per il personaggio della Trilogia di Peter Jackson.
Moltissime scene iconiche che ha creato Ralph Bakshi sono state, successivamente, riprese dallo stesso Peter Jackson, oltre al già citato prologo, come la prima apparizione di uno dei Cavalieri Neri che fiuta l’Anello o l’attacco dei Nazgul nella stanza dove essi credevano che gli Hobbit stessero dormendo, o ancora il racconto di Luthien e Beren da parte di Aragorn, presente nella Versione Estesa della Trilogia.
Il Signore degli Anelli – versione animata di Ralph Bakshi non è solo il film che ha fatto scoprire a Peter Jackson il mondo di Tolkien, ma è apparso a molti altri, come qualcosa di differente da qualsiasi altra opera e una esperienza sostanzialmente a sé stante: paesaggi mutevoli, sfondi differenti, scene calate in un rosso sanguigno ed infernale, momenti di relax esaltati da tinte azzurre e ambienti bucolici e fiabeschi, tutto è confezionato in un modo si, artigianale e si, a volte grezzo, ma a suo modo unico, proprio come il suo regista.
Dove trovo i film di Ralph Bakshi?
Come visto in precedenza, le opere che hanno fanno la storia del cinema di Ralph Bakshi sono numerose. Di seguito, un’ampia selezione dei film più iconici:
- Cool World – Fuga Dal Mondo Dei Sogni
- Coonskin
- Wizards (Inglese)
- The Mighty Heroes (Inglese)
- Fire and Ice (Inglese)
- Il Signore degli Anelli
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